Software libero e open data: il quadro in Italia
Nell’era della democrazia 2.0 si fa un gran parlare di Open Government, di Pubblica Amministrazione aperta e trasparente nei confronti dei cittadini. Da quando le tecnologie, con internet su tutte, hanno reso ancora più semplificata la partecipazione ai processi decisionali e la condivisione del patrimonio informativo, il dibattito pubblico si è acceso su degli argomenti oggi finiti al centro delle pratiche di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione. Stiamo parlando di due concetti differenti ma fortemente legati tra loro: software libero e Open Data. Un software si può definire libero quando questo viene reso pubblico con una licenza che consente a chiunque di poterne fare uso, incoraggiandone lo studio, le modifiche e la redistribuzione. Il software libero per essere definito tale deve soddisfare “le quattro libertà”:
1. Libertà di utilizzare il programma per qualsiasi scopo;
2. Libertà di studiare e modificare il programma;
3. Libertà di redistribuire copie del programma senza alcun vincolo;
4. Libertà di migliorare il programma e distribuirne pubblicamente i miglioramenti.
Al concetto di software libero, diverso dall’Open Source incentrato sull’apertura del codice sorgente, si accompagna quello di Open Data. Con questa definizione che si traduce letteralmente con “dati aperti”, viene indicata l’accessibilità assoluta ai dati, vale a dire senza alcuna restrizione relativa a copyright, brevetti o qualsiasi altra forma di controllo. Il concetto di Open Data fa riferimento dunque alle informazioni rappresentate sotto forma di database, relativamente ad ambiti differenti. Si parla di Open Data sulle informazioni di formule matematiche e scientifiche, dati anagrafici, genetica, cartografia, dati medici, dati governati, dati della Pubblica Amministrazione e così via. I sostenitori dell’Open Data che proclamano la trasparenza assoluta dei dati pubblici spesso si trovano a dover fare i conti con importanti difficoltà oggettive che frenano la concretizzazione su larga scala dei dati aperti. Una su tutte è legata al possibile valore commerciale che le informazioni possono avere, motivo per il quale molte organizzazioni, sia private che pubbliche, non hanno intenzione di intraprendere questa direzione per il timore di disperdere il proprio patrimonio informativo.
Ma qual è la situazione italiana in relazione all’adozione del software libero e degli Open Data nella Pubblica Amministrazione? Per ciò che riguarda il software libero la Pubblica Amministrazione italiana sta valutando da anni i benefici e i vantaggi tecnici ed economici derivanti dall’adozione di soluzioni per gestire le informazioni e i flussi informati attraverso il software libero. Nonostante la linea e la direzione sia stata tracciata (con la direttiva Stanca) al momento solo alcune amministrazioni regionali hanno legiferato implementando il software libero. In ordine di lungimiranza temporale sul tema vanno segnalate la Toscana (dal 2003), l’Umbria (dal 2006), il Veneto (dal 2008), il Piemonte (dal 2009), mentre a breve si aggiungerà a queste anche la Regione Lazio. La Puglia farà altrettanto dato che ha recentemente approvato la legge che impone l’utilizzo di software libero e di libero accesso ai dati.
Spostando l’attenzione sugli Open Data si nota che in Italia, sotto la spinta dell’UE che incoraggia le pubbliche amministrazioni a intraprendere questa direzione, sono diversi gli enti pubblici che hanno deciso di rendere accessibili i loro dati o parte di essi. Alcune pubbliche amministrazioni che hanno aderito all’Open Data sono:
Presidenza del Consiglio dei Ministri
Ministero dell’Interno
Ministero della Salute
Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca
Ministero per la Pubblica Amministrazione
Ministero dello Sviluppo Economico
Ministero dell’Economia e delle Finanze
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Ministero della Giustizia
Banca d’Italia
Ragioneria Generale dello Stato
Istat
Polizia dello Stato
INAIL
INGV
INPS
Consiglio Nazionale delle Ricerche
Per quanto riguarda le Regioni, al momento solo in Piemonte la legge sugli Open Data è stata approvata, mentre in altre 8 amministrazioni regionali se ne sta discutendo: Lombardia, Provincia di Trento, Umbria, Lazio, Campania, Basilicata, Puglia, Sicilia.
Annalisa - About Author:
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http://www.articleside.com/software-articles/software-libero-e-open-data-il-quadro-in-italia.htm
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